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Il primo modello di comportamento per un praticante di Yoga è chiamato Ahimsā.

L’Ahimsā è molto più di non fare violenza. Significa gentilezza, amicizia, amorevole considerazione per le persone e le cose. E’ una parola su cui dobbiamo riflettere. Non significa solo non mangiare carne o pesce, o non offendere. Significa trattare gli altri con attenzione e considerazione e anche trattare con gentilezza sé stessi.

Se in questa vita abbiamo dei doveri ad esempio la responsabilità di una famiglia, non dobbiamo metterci in situazioni pericolose per noi o che presentino il rischio di impedirci di adempiere ai nostri doveri.

L’Ahimsā è un atteggiamento globale, onnicomprensivo rispetto a ciò che può ferire l’uomo, l’animale, l’ambiente.

Dunque Ahimsâ va ben oltre il concetto di «non uccidere»; bisogna comprendere che la freddezza nella comunicazione ferisce tanto quanto un pugnale, che la crudeltà mentale è una grandissima forma di violenza, così come l’indifferenza, una certa forma infida di ironia, il non saper ascoltare, non voler vedere…

Significa anche difenderci se la nostra vita è minacciata.

Adottare in ogni situazione un comportamento ponderato: questo è il senso dell’Ahimsā.

Lo studio e l’approfondimento via via sempre più coinvolgente delle regole di yama e niyama, di cui Ahimsa fa parte, portano a una sempre maggiore coscienza di sé, del proprio ruolo in questo grande spettacolo della Creazione…e ci si potrebbe trovare coinvolti in un oceano di Verità, di Conoscenza e di Amore.

Om Shanti Shanti Shantihi