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Yoga e alimentazione: mitahara, la dieta moderata

Quale deve essere l’alimentazione di chi pratica yoga?
Chi pratica lo yoga segue principi dietetici che favoriscono l’equilibrio con alimenti puri e nutrienti, consumati con moderazione.

Lo yoga e l’alimentazione nei testi antichi

Gli antichi testi sullo yoga sono stati scritti in un epoca e in un mondo molto distanti dalla nostra quotidianità; non è più possibile seguire alla lettera le loro indicazioni in materia di alimentazione, ma sono offrono comunque linee guida e spunti molto rilevanti.

Uno dei testi più importanti dell’induismo, la Bhagavadgita, recita così:
“[…] più la dieta è sana e pura e più c’è limpidezza interiore. […] Lo yoga, che pone fine alla sofferenza, è per colui che è misurato nel cibo e nel divertimento […]”.

Un altro testo importante nella letteratura yogica indica una serie di alimenti diffusi all’epoca, adatti a chi voglia praticare yoga con successo:
“I buoni cereali: grano, riso, orzo e sastika (una varietà di riso), latte, ghee (burro fuso e filtrato), zucchero, burro, dolci di zucchero, miele, zenzero secco, il frutto di patolaka (o paravara, una specie di cocomero), le cinque verdure fogliose, ceci verdi ed acqua di pioggia […] sono considerati cibi sani per lo yogi progredito”. (Svatmarama, Hathapradipika)

Acqua di pioggia? Beh, ecco, se noi oggi bevessimo acqua piovana moriremmo probabilmente subito, ma occorre fare un po’ di “tara” alle parole che troviamo nei testi classici. Innanzitutto occorre prestare attenzione al fatto che sono stati scritti molto tempo fa, e in luogo diverso dal nostro: alcuni di questi alimenti non sono reperibili per noi, altri non sono più forse sani come un tempo e altri alimenti che ci sono familiari non sono invece contemplati. Ecco perché è bene cercare di cogliere, fra le righe dei testi classici, il “come” mangiare più che il “cosa” mangiare.

A questo proposito si dichiara: “Quasi tutti i problemi provengono da una cattiva digestione”. Possiamo proseguire dicendo che se è vero, come è vero, che la pratica dello yoga mira alla pace mentale, ecco che una cattiva digestione interferisce e condiziona anche la mente.

Dunque, è meglio mangiare cibi che si digeriscano in fretta, che non lascino troppi residui dopo la digestione e che non impegnino oltremodo il corpo nel meccanismo digestivo (già impegnativo di per sé).

Dietetica o diet-etica? Un’alimentazione vegetariana

Potremmo anche fare nostra la domanda (che proviene da Slow Food, l’organizzazione fondata da Carlo Petrini): “Chiedi al tuo cibo se quello che mangi riflette i tuoi valori”. Be’… certo che se nel mio piatto ho un animale ucciso nella sofferenza tanta pace mentale non sarà presente.

Eccoci arrivati alla prima delle indicazioni che troviamo nel Raja yoga, o yoga di Patanjali: la non violenza (ahimsa)non nuocere è la prima delle dieci “regole” (yama/niyama) da considerare (e cercare di applicare) addirittura prima delle posizioni e della respirazione. Queste indicazioni sono per tutti gli aspetti della vita, alimentazione compresa.

Quando e cosa mangiare dopo lo yoga?

Sarebbe consigliabile mangiare dopo un’oretta, se non diventa troppo tardi, perché magari è sera. Per un sonno migliore e un effettivo riposo sarebbe infatti preferibile non mangiare dopo le 21, e comunque non coricarsi se non sono trascorse almeno 2-3 ore dall’ultimo boccone (pensiamo che la digestione completa di un pasto normale richiede circa 7 ore!).

Il menù ideale dopo lo yogaFrutta, o un po’ di minestrone o yogurt e muesli, in quantità moderatissima.

Cosa mangiare prima dello yoga?

Prima dello yoga è preferibile non mangiare né bere, ma può andare bene un tè due ora prima della pratica. Soprattutto è meglio evitare il caffè, o potrebbe capitare di avere la nausea e accusare la tal posizione.

Le tre qualità del cibo: I tre guna

In generale i testi classici dello yoga contengono indicazioni sui tre tipi di cibo (secondo la loro qualità, o guna, classificazione dell’ayurveda, la medicina tradizionale indiana): sattvici, tamasici, rajasici. Chi pratica yoga dovrebbe scegliere all’interno del primo tipo.

I cibi sattvici favoriscono una mente chiara e luminosa e sono: cereali, verdure, legumi.

I cibi tamasici sono da evitare, essendo difficili da digerire: carni, insaccati, cibi conservati e in scatola, grassi animali, cibi cotti da più di un giorno e riscaldati.

I cibi rajasici sono quelli eccitanti: alcool, caffè, vino, birra, cibi piccanti, ipercalorici, troppo caldi o troppo freddi, tabacco (tutto ciò che introduciamo nell’organismo è cibo).

E sempre quando mangiamo ricordiamo che, secondo la Gheranda Samhita (altro testo di riferimento per chi pratica yoga), lo stomaco dovrebbe essere riempito solo per metà di cibo, per una terza parte di acqua, riservando la quarta parte al movimento dell’aria.

Le qualità spirituali di alcuni cibi

Dopo aver considerato le qualità dei cibi nella classificazione dell’ayurveda, chiudiamo con un’altra classificazione, stilata da niente di meno che Paramahansa Yogananda*, secondo cui certi cibi sviluppano in noi alcune qualità:

  • Mandorle e mieleautocontrollo
  • Barbabietolacoraggio
  • Cerealiforza di carattere
  • Uvadevozione e amore divino
  • Lattugacalma
  • Peretranquillità
  • Riso integralemitezza e dolcezza
  • Spinacisemplicità e innocenza fanciullesca

 

di Cinzia Picchioni
per Sati Yoga

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